Saracinesco
La nostra storia
Saracinesco sorge su un massiccio colle della catena dei Monti Ruffi a 908 m. sul livello del mare ed è circondato da uno splendido paesaggio naturale intatto ed incontaminato.
Il nome stesso del paese sta a rammentare le scorrerie dei Saraceni che nell’876 devastarono gran parte di quel territorio. Un manipolo di invasori, forse stanco di guerre, si rifugiò sull’altura, sotto la quale confluiscono i fiumi Licenza e Aniene, e diede vita al paese.
Quattro secoli dopo i loro discendenti costruirono un castello, di cui rimangono pochi resti, che nel Medio Evo fu degli Orsini. Sulla facciata del Comune è scolpito a bassorilievo lo stemma del paese: un castello sovrastato da due teste di Saraceni che si distinguono per il tipico turbante orientale. Tradizioni e tardi documenti attribuiscono infatti la fondazione di questo castello, al pari di Ciciliano (Sicilianum), ad un gruppo di arabi ritiratisi sul monte dopo la sconfitta loro inflitta da Giovanni X e qui stabiliti con il consenso del pontefice. Alcuni storici avvalorano questi avvenimenti narrati evidenziando i tratti somatici degli abitanti o riscontrando fra di essi nomi di origine araba quali Almansor. Le incursioni dei Saraceni, nel Lazio, avvennero realmente con inizio sotto il pontificato di papa Gregorio IV (827-844); nei documenti vengono chiamati Agareni ed il primo atto autentico che li testimonia nel territorio è il privilegio di Leone VII dell’11 luglio 936. Il documento. concesso ad istanza di Alberigo Principe dei Romani, e reintegrativo dei precedenti privilegi del Monastero Sublacense bruciati dai Saraceni. In esso si attesta che: “In locum qui Sublacus dicitur Igne consumtus et ab agarenis gentibus dissolidatum fuit”. Sempre dai documenti del Regesto Sublacense si rilevano le prime notizie su Saracinesco.
Il Documento 10, del 21 luglio 1005, Privilegio di Papa Giovanni XVIII, con il quale si confermano i possedimenti dell’Abbazia, si nomina anche il “Monte in integro qui vocatur Serracinesco”, con tutte le adiacenze e pertinenze. Con il General Privilegio del settembre 1015, il papa Benedetto VIII, il “Monte Sarracenis” è confermato al Monastero. “Monte e Volubrum” risultano ancora di proprietà dell’Abbazia sublacense nel Documento 21, del 31 ottobre 1015, di papa Leone IX. Nella lapide dell’abate Umberto del 1052- 1053, murata sulla facciata della Chiesa di S.Scolastica, SARRACENISCUM figura tra i castelli soggetti al Monastero. Nel XII secolo Saracinesco passa invece in proprietà dei signori di Poli. Odone infatti, nel 1157, cedette in omaggio a papa Adriano IV i castelli di Anticoli, Poli, Faustiniano, Monte Mauro, Rocca de Nibli, SARACINESCO, Rocca de Surici e Castel Nuovo ricevendoli di nuovo in feudo, nello stesso anno, secondo la consueta forma di vassallaggio. Da Odone Saracinesco, insieme agli altri castelli, passò a Riccardo Conti seguendo alcune vicende legate a prestiti di denaro, pegni, donazioni e rivolte contro il pontefice. Dissidi che si composero nel 1204 con il riconoscimento dei castelli a Riccardo che ricevette l’investitura dal papa nel 1208. Intorno alla metà del secolo XIII passò ai Corrado d’Antiochia. Enrico di Castiglia, senatore di Roma, nel 1267 prese come ostaggi alcuni capi dei guelfi romani, fra i quali Napoleone e Matteo Orsini fratelli del Cardinale Giovanni Gaetano (divenuto poi papa Nicolò III) e li inviò in custodia al castello di Saracinesco, da Corrado d’Antiochia. Quando Corrado militò a fianco di Corradino di Svevia, e dopo la disfatta di Tagliacozzo venne fatto prigioniero ad Astura nel 1268, riuscìad essere liberato in cambio degli ostaggi custoditi a Saracinesco. Lo stesso castello, preso da Carlo d’Angiò, servì da prigione a Margherita vedova di Galvano Lancia. Saracinesco passò in seguito ai Buoccamazi. Nel 1309 figura nel testamento del Cardinale Giovanni Buccamazi. In un codice testamentario del 27 gennaio 1327 viene annullato ogni lascito fatto a S. Paolo di metà del castello di Saracinesco. Il feudo in seguito tornò agli Antiochia: in una divisione del 1466 tra i figli di Potente d’Antiochia, Mattia e Giovanni, si assegna al primo Saracinesco, al secondo Sambuci. Il 4 aprile dello stesso anno Mattia d’Antiochia cedette Saracinesco alla Camera Apostolica in cambio di una pensione annua. Il castello non passò comunque definitivamente alla Camera, infatti con istrumento Sabba Vannutius, del 20 gennaio 1507, Alessandro d’Antiochia donò Due porzioni di Saracinesco ad altri beni a Carlo d’Antiochia. In un atto del 1514 di Leone X, relativo ai tributi, figura sotto la giurisdizione degli Orsini. Nel 1536 Maddalena Mareri, erede degli Antiochia, vendette la sua spettanza di Saracinesco a Francesco Orsini, abate di Farfa. Nel 1560 Pio IV incluse il castello degli Orsini nel ducato di Bracciano. Francesco Orsini era però ancora debitore di somme del prezzo d’acquisto e Giacomo Mareri, nipote ed erede principale di Maddalena, lo rivendicò comprandolo dagli Orsini. Con atto notaio Tideo de Marchi del 9 dicembre 1588 lo vendette alla Camera Apostolica alla quale rimase per tutta la durata dello Stato Pontificio.